martedì 30 novembre 2010
Mamme a tempo pieno !
"Una madre è contenta di essere niente altro che una madre; ma dove troveresti un’altra persona che è soddisfatta con questo solo ruolo ?" (D.W. Winnicott)
Il rischio è che dopo diversi anni passati a fare la mamma ventiquattro ore su ventiquattro, ci si possa sentire totalmente isolate, con la sensazione di essere l'unica donna ad avere problemi con i figli e di riflesso con il proprio compagno. Tutti abbiamo bisogno di una pausa, di ritagliarci un po di spazio per noi stessi.
Può essere sufficiente un piccola parentesi di una due ore alla settimana da dedicare a se; incontrarsi con un'amica in un bar per bere qualcosa e scambiare due chiacchiere, andare in una beuty farm, in libreria ,ecc. Iniziando a dedicare un po di tempo a se stessi, alcuni aspetti problematici diventano più gestibile. Si inizia a stare meglio e ci si dedica al proprio aspetto, alla dieta ecc, anche il rapporto con il marito migliora e lui si dimostra più attento e più attivo nel ruolo di genitore. Un piccolo cambiamento che può creare dei grandi risultati.
Counseling
lunedì 29 novembre 2010
Essere autentici
Il nostro percorso è la via dell'autenticità, Rivelarsi agli altri per come siamo e agire coerentemente con i nostri valori. La bussola è il nostro cuore, gli strumenti sono i nostri talenti . Condurre la propria esistenza in questo modo ci fa sentire vivi e connessi, sprigionando il meglio di noi, per creare la vita che amiamo!
venerdì 26 novembre 2010
Non è di consigli che abbiamo bisogno, ma di ascolto, ascolto profondo!
Un brano di una celebre canzone recita così: "Ho messo via un po' di consigli perchè a sbagliare sono bravissimo da me"! Quando si è in sofferenza è facile trovare chi elargisce consigli e sentenze, che in verità sono solo dei luoghi comuni, (non piangere devi essere forte, ne verrai fuori, non dovevi fidarti, c'è di peggio, non drammatizzare, ecc.), utili solamente ad amplificare il sentirsi soli e il senso di colpa. Nessuno di noi è indenne ai colpi bassi della vita, ma queste affermazioni non fanno altro che rendere più intensa la sensazione di smarrimento, comportandosi come dei vampiri che si nutrono della nostra energia. Non è di consigli che abbiamo bisogno, ma di ascolto, ascolto profondo!
SCOMMETTIAMO CHE DIVENTO FELICE ?
In questi ultimi anni il mio interesse si è focalizzato sulla patologia dalle dipendenze senza sostanza, in particolare il gioco d’azzardo, dove troviamo anche: dipendenze affettive, da sesso, da internet, da acquisti compulsivi. Si tratta di una patologia in preoccupante espansione che a mio modesto avviso non viene sufficientemente attenzionata, probabilmente perché socialmente condivisa da sempre più persone e nel caso del gioco d’azzardo, “benedetta dallo Stato”. Le caratteristiche indicative della dipendenza ( tolleranza, astinenza, controllo), insorgono tramite l’attivazione dell’escalation: ”passatempo vizio patologia”. La dipendenza da gioco d’azzardo è subdola e insidiosa, perchè difficilmente individuabile, ad alta recidività e difficilmente trattabile con gli odierni mezzi terapeutici.
A proposito di gioco d’azzardo...
Vorrei iniziare con una disamina di carattere semantico in riferimento al termine dipendenza, che proviene etimologicamente dal latino: dipendere “pendere in giù”, quindi parlare di dipendenza come di un fatto negativo evoca necessariamente il contrario; indipendenza che è sinonimo di libertà; l’assioma principale che dovrebbe guidare l’agire umano cosi da condurre alla felicità.
Breve riflessione ...
Ma essere felici che cos’è, desiderio o piacere? E’ desiderio, lo postula la filosofia e la letteratura (non amo che le rose che non colsi), lo conferma la scienza.
In neurofisiologia si afferma che il piacere viene attivato dal rilascio di ormoni; le endorfine, come la morfina e l’oppio; “calmanti”, mentre il desiderio e generato da un altro ormone; la dopamina, l’ormone della”ricompensa”, che è un eccitante = “energia” .
L’energia è vita , è stimolo continuo, mai effimero o fine a se stesso come il piacere. E’ necessario rimanere nel desiderio, cavalcarlo, pena il vederlo trasformare in bisogno = “dipendenza”.
Ma quali sono le cause che fanno si che l’uomo assuma comportamenti dannosi per la propria salute e si renda schiavo dalle dipendenze?
Per dirla con Dostoevskij:
“Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superficie della felicità salgano solo bollicine, come sul pelo dell’acqua; gli si dia di che vivere, al punto che non gli rimanga altro da fare che dormire, divorare dolci e pensare alla sopravvivenza dell’umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro, per pura ingratitudine, solo per insultare. Egli metterà in gioco perfino i dolci e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità…” “ma allora è tutta colpa della stupidità?”
Forse è meglio consultare la TEORIA DI EYSENCK. Eysenck scoprì due dimensioni di base della personalità, che indicò come introversione-estroversione e nevroticismo (stabile-instabile). L’estroversione ha una base fisiologica. L’individuo estroverso sarebbe corticalmente sotto-attivato è quindi avrà una fisiologica tendenza per la ricerca di stimoli eccitanti e pericolosi, l’impulsività è una componente principale della personalità dell’estroverso, vi è insomma una predisposizione a mettersi nei guai.
E avvalersi del contributo di FREUD con Eros e Thanatos
Nell’antichità Eros & Thanatos, originariamente fratelli e figli della Notte e di Erebo erano legati al mito dell’amore e della morte, entrambi erano mediatori tra il caos e la perfezione, tra l’irrazionale e il razionale. Eros e Thanatos sono complementari, non possono esistere l’uno senza l’altro. Non si può prescindere da fisiologici stadi di dolore, in quanto il dolore è il rovescio della medaglia del piacere.
Ma quale che sia la interpretazione eziologica il problema è che l’individuo è costantemente assorbito dal pensiero del gioco, il quale diventa una strategia fallimentare di evitamento dai problemi, vi è un continuo affidarsi alla sorte, per raggiungere la “felicità”, per mezzo di somme di denaro sempre più consistenti, (comportamento favorito dalla sindrome della tolleranza e dell’astinenza), fino a portarsi al tracollo economico, dopodiché non esiterà a procurarsi il denaro anche con mezzi illegali compromettendo gravemente la sua vita familiare e sociale, in danno della propria autostima e dignità , allora è facile rimanere soli e vedere affacciare l’ombra della depressione, nei casi piu gravi accompagnata dall’estremo tentativo di rimettere tutto a posto attraverso il suicidio, spesso attuato anche per mezzo dell’ “accoppiata vincente” fumo e alcol.
E pensare che è solo un gioco…
I sentimenti di dolore e di angoscia sono la naturale reazione umana alla perdita. Se li lasciamo incontrollati, rischiamo di chiuderci in noi stessi, rischiamo di concentrare l'attenzione su noi stessi [...] e abbiamo l'impressione di essere gli unici a sopportare una dura prova. Così si instaura la depressione. (XIV Dalai Lama)
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