La differenza che un atteggiamento può determinare nel nostro approccio al lavoro è ben esemplificata dalla famosa storiella dei tre muratori. Erano tutti e tre impegnati a costruire un muro di mattoni quando un tizio si avvicinò e chiese a ciascuno di loro cosa stesse facendo. Il primo sbottò: " sto mettendo dei mattoni. Cos'altro diavolo starei facendo,secondo te?" Il secondo sospirò:" mi sto guadagnando da vivere." Ma il terzo indicò il cielo con un gesto e disse:" sto costruendo una cattedrale!"
Qual’é la differenza tra un hobby e un lavoro? Nessuna. O meglio c’é una differenza ed é, un approccio mentale errato. Quando ci dedichiamo ad un hobby, lo facciamo con gioia, come se fosse un gioco, quindi, ci divertiamo.
C’é accettazione, amore e creatività. Quando “dobbiamo” lavorare e sottolineo dobbiamo, allora sorge in noi un rifiuto. Lo sentiamo come un dovere. Non é un piacere, diventa un’imposizione. Non ci sentiamo liberi. Ma il problema é solo nella nostra mente. La vita é creazione ed attraverso il lavoro si onora il creato. Ci si sente vivi e parte del tutto. Occorre iniziare ad amare il lavoro, farlo con creatività. La domanda da porsi sempre é: Esiste un modo per farlo meglio? Si deve andare alla ricerca dell’automiglioramento e coinvolgere tutto il nostro essere in ogni atto. Così anche le mansioni più ripetitive e banali possono diventare lo specchio della nostra esistenza. Noi trascorriamo la maggior parte della giornata lavorando e se non amiamo il lavoro, probabilmente finiremo per non amare la nostra vita. Dunque, bisogna progettare la propria esistenza affinché attraverso la retta rappresentazione concettuale,(*) si possa decidere il proprio lavoro. Non ci sono scuse, non è mai troppo tardi e se vogliamo, possiamo fare ciò che per noi è il meglio e trasformare la nostra vita in un capolavoro. ( Brano tratto dal mio libro “ Il coraggio di essere uomini, edito dalla biblioteca di Babele)
(*) La retta rappresentazione concettuale indica quei pensieri, programmi e teorie che sorgono dal giusto punto di vista, e cioé né troppo ideali e senza concretezza né troppo materiali e triviali. É la seconda rettitudine del nobile ottuplice sentiero ed é stato emanato dal Buddha.
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