Ci
sono teorie che spiegano l’autismo come un disturbo della
sfera percettiva. Gli autistici avrebbero distorsioni costanti nei
processi visivo, uditivo, cenestetico, olfattivo, gustativo. Tali
distorsioni sarebbero provocate da una sensibilità estrema e, in
altri, da una insensibilità altrettanto estrema agli stimoli
dell’ambiente. Ogni autistico presenta una sua particolare modalità
di reazione abnorme.
Gli
autistici visivi percepirebbero cromatismi o segmenti di immagini,
nella visuale ordinaria del mondo, da cui non potrebbero distogliere
l’attenzione, né convertire in gestalt dotate di senso e la luce,
soprattutto, sarebbe fonte di estrema angoscia o acutissimo
interesse. Gli autistici uditivi avrebbero un orecchio sensibile al
punto che un fruscio potrebbe avere l’effetto di un tuono, mentre
per altri un tuono potrebbe avere la stessa intensità di un fruscio.
Per i gustativi i sapori sarebbero acutizzati al punto di diventare
insopportabili e per i cenestisici la pelle avrebbe una sensibilità
facilmente convertibile in dolore.
Essendo
assorbiti da un canale percettivo tanto preferenziale da diventare
quasi unico, non potrebbero in alcun modo partecipare del nostro
consueto mondo di afferenze , né potremmo noi condividere, con
altrettanta acutezza, quella determinata sensazione.
In
questi giorni ho conosciuto un autistico visivo e parzialmente
cenestesico di nove anni. Lo definisco così poiché mi sembra
estremamente sensibile a stimoli visivi di un certo tipo, associati a
movimenti particolari. Come guardare il latte che scivola dentro il
solco che sta sotto il bordo interno di un bicchiere di plastica.
Lui fa ruotare il bicchiere, tenendolo inclinato, e il liquido s’
incanala seguendo il percorso del minuscolo bordo, senza mai
strabordare. Ci vuole ovviamente un moto abile, costante,
concentratissimo della mano. Questo esercizio verrebbe eseguito per
un tempo probabilmente molto lungo, se non si intervenisse a
distogliere l’attenzione del bambino, che si allontana
malvolentieri dal suo gioco e vaga con occhi ciechi tra gli oggetti
della stanza.
E
ancora si potrebbe passare molto tempo con lui, credo un tempo
infinito, con un foglio di plastica blu trasparente tenuto in
modo da essere barriera tra i volti. A percepire, come dietro
un acquario, i piccoli movimenti dell’occhio dell’altro, e la
pressione tiepida della punta del naso contro il proprio, scandito
dal ritmo della respirazione. L’inspirazione allontana i volti,
l’espirazione li avvicina. Questo momento di condivisione
percettiva, per dieci minuti circa, genera un profondo senso di
stupore e di quiete che si ripresenta ai sensi, a distanza di giorni,
come per l’uso di una droga.
Credo
che la percezione autistica sia al tempo stesso primordiale ed
estremamente raffinata: c’è così tanto in un solo dato
sensoriale, da riuscire a calamitare un cervello e un corpo, così
come il satellite viene catturato dall’orbita del pianeta.
Se un
autistico vivesse 100.000 anni potrebbe forse saziare la sua
curiosità relativa a quanto accade nel raggio di un metro quadrato.
Lo spazio autistico annienta l’entropia. Si contrappone a Caos.
1 commento:
si.....
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