domenica 12 maggio 2013

Un'altra modalità esistenziale...


Ci sono teorie  che spiegano l’autismo come un disturbo della sfera percettiva. Gli autistici avrebbero distorsioni costanti nei processi visivo, uditivo, cenestetico, olfattivo, gustativo. Tali distorsioni sarebbero provocate da una sensibilità estrema e, in altri, da una insensibilità altrettanto estrema agli stimoli dell’ambiente. Ogni autistico presenta una sua particolare modalità di reazione abnorme.
Gli autistici visivi percepirebbero cromatismi o segmenti di immagini, nella visuale ordinaria del mondo, da cui non potrebbero distogliere l’attenzione, né convertire in gestalt dotate di senso e la luce, soprattutto, sarebbe fonte di estrema angoscia o acutissimo interesse. Gli autistici uditivi avrebbero un orecchio sensibile al punto che un fruscio potrebbe avere l’effetto di un tuono, mentre per altri un tuono potrebbe avere la stessa intensità di un fruscio. Per i gustativi i sapori sarebbero acutizzati al punto di diventare insopportabili e per i cenestisici la pelle avrebbe una sensibilità facilmente convertibile in dolore.
Essendo assorbiti da un canale percettivo tanto preferenziale da diventare quasi unico, non potrebbero in alcun modo partecipare del nostro consueto  mondo di afferenze , né potremmo noi condividere, con altrettanta acutezza, quella determinata sensazione.
In questi giorni ho conosciuto un autistico visivo e parzialmente cenestesico di nove anni. Lo definisco così poiché mi sembra estremamente sensibile a stimoli visivi di un certo tipo, associati a movimenti particolari. Come guardare il latte che scivola dentro il solco che sta sotto il bordo interno di un bicchiere di plastica.  Lui fa ruotare il bicchiere, tenendolo inclinato, e il liquido s’ incanala seguendo il percorso del minuscolo bordo, senza mai strabordare. Ci vuole ovviamente un moto abile, costante, concentratissimo della mano. Questo esercizio verrebbe eseguito per un tempo probabilmente molto lungo, se non si intervenisse a distogliere l’attenzione del bambino, che si allontana malvolentieri dal suo gioco e vaga con occhi ciechi tra gli oggetti della stanza.
E ancora si potrebbe passare molto tempo con lui,  credo un tempo infinito, con un foglio di plastica blu trasparente  tenuto in modo da essere barriera  tra i volti. A percepire, come dietro un acquario, i piccoli movimenti dell’occhio dell’altro, e la pressione tiepida della punta del naso contro il proprio, scandito dal ritmo della respirazione. L’inspirazione allontana i volti, l’espirazione li avvicina. Questo momento di condivisione percettiva, per dieci minuti circa, genera un profondo senso di stupore e di quiete che si ripresenta ai sensi, a distanza di giorni, come per l’uso di una droga.
Credo che la percezione autistica sia al tempo stesso primordiale ed estremamente raffinata: c’è così tanto in un solo dato sensoriale, da riuscire a calamitare un cervello e un corpo, così come il satellite viene catturato dall’orbita del pianeta.
Se un autistico vivesse 100.000 anni potrebbe forse saziare la sua curiosità relativa a quanto accade nel raggio di un metro quadrato. Lo spazio autistico annienta l’entropia. Si contrappone a Caos.

1 commento:

Anonimo ha detto...

si.....